Istantanee di cieli stellati: le mie prime foto alla Via Lattea


La vista di un cielo stellato in luoghi poco illuminati mi suscita sempre sensazioni uniche. Qualsiasi cosa abbia da fare in quel luogo finisco sempre per rimanere incantata minuti e minuti davanti allo spettacolo incredibile e misterioso che è il nostro Universo. Sono da sempre appassionata di astronomia e avevo il massimo dei voti a scuola in geografia astronomica, una delle poche materie che studiavo davvero con piacere. Ogni cosa nuova che scopro dell'Universo finisce per accrescere quell'embrionale sete di conoscenza scolastica: da quando vidi per la prima (e unica) volta Saturno all'osservatorio dell'Università di Lecce nel 2009, alle eclissi di Sole e di Luna, e infine il passaggio della cometa Wirtanen nel dicembre del 2018, che ha riacceso in me il ricordo della cometa di Hale-Bopp nel '97.

Uno dei miei scatti alla cometa 46P Wirtanen nel dicembre del 2018. In basso a sinistra la cometa, in alto a destra la stella Capella della costellazione dell'Auriga
Purtroppo la vera astrofisica non è quella che si studia al liceo, e ne capisco davvero poco. Fisica e matematica non erano affatto le mie materie preferite al liceo ed è per questo che ho scartato la tesi di studiare gli astri all'università, nonostante continuino ad affascinarmi sempre di più. Provo una sensazione stranissima di fronte a un cielo notturno senza luna, nitidissimo, un misto di incredibile stupore e grande paura. Siamo così microscopici nell'infinita grandezza del Cosmo eppure ne siamo parte per una serie di fattori perfettamente combinati ed equilibrati tra loro: se uno solo di questi variasse anche di poco saremmo spazzati via in un attimo. Eppure siamo qui... e più guardo il cielo stellato e leggo articoli di questa materia, più mi rendo conto che non sono coincidenze.

Una delle poche cose che ricordo delle lezioni di fisica: sapevate che l'immagine del sole all'alba e al tramonto viene rifratta dall'atmosfera terrestre poiché la sua luce per arrivare a noi deve attraversarne uno strato più spesso?
Oltre ad essere incredibilmente affascinata dalla bellezza di ciò che non possiamo vedere a occhio nudo perché lontanissimo, dai fenomeni, dalle leggi e da quelli che sono ancora i misteri dell'Universo, ne ho una grandissima paura. Là fuori, a distanze per fortuna molto grandi, ci sono mostri che potrebbero spazzarci via in meno di un secondo. I più piccoli, gli asteroidi, sono quelli che mi fanno più paura, perché sul nostro pianeta ci sono già arrivati. Popolano i miei incubi più ricorrenti. Una volta in estate guardavo per caso nella direzione in cui un bolide attraversò tutto il cielo fino a cadere probabilmente nel mare, verso est. Ricordo perfettamente la scia luminosissima che segnava il cielo da parte a parte. Mi misi a piangere e urlare che saremmo morti tutti, e andavo già al liceo. E pensare che è stato avvistato un bolide proprio una decina di giorni fa.. la mia reazione se lo avessi visto non sarebbe cambiata! Pensate che ho paura pure delle stelle cadenti...

L'unica stella cadente che sia riuscita a fotografare... non si vede! Eppure era luminosissima! Ne parliamo più in basso...
In tutto ciò, da quando ho riscoperto la passione per la fotografia e mi è stata regalata una reflex ho sempre desiderato fotografare il cielo stellato e le sue meravigliose textures. Vedendo le notturne dei paesaggisti professionisti e degli astrofotografi (esperti di quel genere chiamato "deep sky", ovvero fotografia degli oggetti astronomici della nostra galassia ma visibili solo tramite telescopio) ho sognato di poter raggiungere i loro risultati un giorno e scattare la mia personale Via Lattea per metterla come sfondo a tutti i miei paesaggi del cuore. La realtà è stata molto più amara: fotografare le stelle, in maniera da creare fotografie non banali, non è semplice come immaginavo.
Voglio raccontarvi come è andato fino adesso questo viaggio alla scoperta della fotografia notturna!

1. IL PRIMO TENTATIVO
La sera del 4 ottobre 2015 mi trovavo a San Benedetto del Tronto, a casa mia, intenta a testare la mia reflex nuova senza sapere assolutamente come funzionasse. Uscendo in giardino nel tardo pomeriggio guardai in alto e vidi uno spettacolo incredibile: il cielo stellato era perfettamente limpido nonostante l'inquinamento luminoso. In quel momento mi venne in mente che la macchina avrebbe potuto immortalare esattamente quello che vedevano i miei occhi in quel momento e tentai di scattare a casaccio in modalità automatica, per di più senza cavalletto. Il risultato fu una foto completamente nera. Fu in quel momento che imparai per la prima volta che la reflex non vede assolutamente quello che vede l'occhio umano.
Condividendo l'esperienza con un amico fotografo quella sera stessa decidemmo di andare in montagna sopra Ascoli per imparare a scattare le stelle. Mi spiegò come impostare la macchina in manuale, quale obiettivo usare e tutte le impostazioni per ottenere in foto un bel cielo stellato. Ovviamente quella sera io non ho capito niente! Montò un suo grandangolo sulla mia reflex e inserì tutte le impostazioni e puntò a caso nel cielo: pur non essendo una full frame ottenni uno scatto che mi emozionò tantissimo e che divenne il salvaschermo del mio nuovo telefono per un bel po'! E pensare che se la rivedo adesso è una foto davvero piatta e banale, ma a quel tempo l'ho definita "la foto più bella che abbia mai scattato". Eccola:

Le stelle il 4-10-2015 da San Giacomo, Ascoli Piceno
Ebbi l'occasione di fotografare di nuovo le stelle nel dicembre dello stesso anno a Castelluccio di Norcia e a Campotosto, ma non portai la reflex e ancora oggi mi mangio le mani... anche se non credo che con le conoscenze di allora avrei concluso niente di buono.

2. SBAGLIANDO SI IMPARA!
Dopo quell'esperienza, non ho avuto più modo di scattare le stelle per molto tempo, ma ho cominciato a informarmi sulla tecnica e sulle attrezzature necessarie con una sete di conoscenza senza pari. In particolare, su Facebook e su Instagram cominciavo a mangiare con gli occhi le incredibili fotografie della Via Lattea dei professionisti e ho guardato una quantità infinita di tutorial e video lezioni. Nel frattempo avevo imparato a impostare la macchina correttamente. Almeno in teoria... la pratica era ancora in alto mare.
L'occasione per testare le mie conoscenze fu l'arrivo, nell'estate del 2017, di un obiettivo grandangolare e molto luminoso ideale per i paesaggi notturni e non molto costoso: il Samyang 14 mm f 2.8. La prima foto che ho scattato, da casa a San Benedetto, ritrae quello stesso cielo che provai a immortalare nel 2015, e finalmente non era tutta nera... le mie conoscenze avevano funzionato!
Nonostante questo il risultato ancora una volta non era quello sperato.. oltre la lezione precedente, ovvero che la reflex non vede quello che vede l'occhio umano, imparai a fare i conti con un nemico finora sottovalutato... l'inquinamento luminoso!


Anche se questa è la versione leggermente ritoccata, le luci della costa e la foschia coprivano tutte le stelle... si riescono a intravedere solo il Grande Carro e qualche altra stella delle più luminose. L'estate del 2017 era però appena cominciata!

3. LA MIA PRIMA VIA LATTEA
L'estate del 2017 è stata per me una palestra senza eguali nel campo della fotografia: cominciavo a ottenere le mie prime soddisfazioni e a mettere in pratica tutto quello che avevo imparato in teoria nei due anni precedenti. Scattavo in manuale, facevo photomerge e hdr e cominciavo a smanettare con photoshop e Camera Raw. In montagna, in Val di Fassa, quell'estate mi ero ripromessa che avrei tentato una Via Lattea per la prima volta mettendo alla prova tutte le mie conoscenze. Ma non mi aspettavo che lo avrei fatto praticamente appena arrivata e che sarebbe stata la migliore che abbia scattato fino ad ora.
Nelle prime giornate che siamo stati in Trentino il cielo notturno è stato limpidissimo e senza luna almeno nelle prime ore di buio. Una sera decido che avrei provato il nuovo grandangolo puntandolo verso la Cima 12 dal balcone di casa, come esperimento. Scelsi di andare nell'appartamento vicino di mio zio, che aveva una visuale migliore ed evitava un faro luminosissimo puntato proprio verso la nostra casa. Posizionai il cavalletto, impostai tutto alla perfezione e dopo una lunga esposizione a soli 800 iso (complice l'inquinamento luminoso del paese) vidi la Via Lattea sullo schermo. E' stata una delle cose più emozionanti che mi siano successe.

Lo scatto grezzo della mia prima Via Lattea. Si vede appena!

Dopo attimi infiniti di salti di gioia e urletti da scema ho deciso di fare altri scatti identici per provare una tecnica di cui avevo sentito parlare su internet, lo stacking mediano: infatti le foto fatte ad alti iso, necessari per catturare più luce possibile nei luoghi bui, hanno tantissima grana (rumore digitale), e quello dello stacking è un metodo laborioso ma di effetto per eliminarlo. Ho capito pochi giorni più tardi che non avevo la versione di Photoshop adatta per farlo e mi sono messa l'anima in pace, almeno per il momento. Nell'ultimo dei 10 scatti per lo stacking ho beccato anche una luminosissima stella cadente, proprio parallela e sovrapposta alla galassia: peccato che in foto si vedeva pochissimo e non sono riuscita in nessun modo a enfatizzarla. Ho cercato di post-produrre da autodidatta la fotografia senza eliminare il rumore (che per fortuna a 800 iso era contenuto) e il risultato che ho avuto è stato questo:
La Via Lattea sopra Pozza di Fassa, 12-8-2017
Come potete vedere il cielo ha molta grana (rumore digitale). Per quanto riguarda la parte della montagna, il primo piano o terra, sono stata molto fortunata perché le luci del paese, nonostante a occhio nudo fosse al buio, si riflettevano su di essa e nel file raw che ho scattato sono riuscita a recuperarle. Il risultato è comunque molto finto... ma sono riuscita a recuperare lo scatto e post-produrlo di nuovo con tecniche che prima non conoscevo, spremendo il file fino all'ultima goccia, estraendo una fotografia che fino ad ora non sono riuscita più a realizzare.

4. LA MIA SECONDA VIA LATTEA: UN CASINO!
In quegli stessi giorni, come regalo di compleanno, siamo riusciti ad andare a dormire in un rifugio in quota, un'esperienza stupenda che non sono più riuscita a ripetere. Ovviamente non vedevo l'ora di scattare un'altra Via Lattea, gasata dall'esperienza di qualche giorno prima. Ma ho fatto un vero e proprio disastro. L'emozione quella sera mi ha giocato un brutto scherzo, ma sbagliando si impara sempre. Inizialmente ero scoraggiatissima, perché il cielo si era coperto e non si vedeva nulla. Prima che si facesse buio avevo in mente di piazzarmi fin dall'ora blu dietro un primo piano interessante, scattarlo quando c'era ancora luce a iso bassi per evitare il rumore e rimanere immobile dietro il cavalletto fino a buio fatto per scattare il cielo, per poi unire gli scatti al computer come facevano tutti. Mia madre, per il pericolo che avrei corso, mi ha tassativamente vietato di farlo. Questo è stato il primo fattore che ha fatto andare il mio progetto a rotoli... ho imparato in seguito con l'esperienza che avrei potuto fare benissimo la prima cosa, andarmene a mangiare dopo aver smontato tutto, e fotografare il cielo di notte in tranquillità. Non avevo fatto i conti con il fatto che le foto fighissime di Instagram sono tutti.... collages. O doppie esposizioni come le chiamano loro. Non è proprio la setssa cosa ma quasi. Questo è il risultato di quella notte:

Il file raw non modificato (raw)

La Via Lattea da Passo S. Nicolò, 16-8-2017
Più tardi, acquisendo sempre più esperienza, ho capito gli errori fatti quella notte:
- Il primo piano: avrei benissimo potuto scattare all'ora blu un primo piano che mi piacesse, smontare tutto per mangiare e ripararmi dal freddo e rimontare e scattare il cielo a notte fatta; in quel periodo semplicemente non sarei stata in grado di mixare gli scatti in Photoshop, per cui pretendevo di scattare due fotografie perfettamente identiche a ore di distanza, lasciando la macchina sul cavalletto. -Sensibilità iso ed esposizione: queste foto, con il buio pesto, sono state scattate a iso 800, una follia. Sapevo che non sarei stata in grado di fare lo stacking per eliminare il rumore, per cui ho optato per iso bassi, ho fatto una prova e la Via Lattea c'era lo stesso. Tuttavia, ho scattato foto talmente buie che il programma non è riuscito a montare la panoramica che mi avrebbe dovuto dare tutto l'arco della Via Lattea, e non sono neanche riuscita a modificare la foto in maniera decente. Ho capito più tardi, quando sono riuscita a fare lo stacking per altre foto, che è meglio spingere gli iso in alto per ottenere foto più luminose: il cielo deve venire grigio, non nero... sarà brutto ma conterrà tantissimi dettagli di luce che in Photoshop si potranno tirare fuori. Al contrario di quanto ho potuto fare da qui!

5. LA MIA ULTIMA VIA LATTEA: SBAGLIANDO SI IMPARA
L'ultima volta che ho avuto la possibilità di fotografare le stelle è stata un anno e mezzo fa a Castelluccio e l'ho raccontata in questo post. Reduce dall'esperienza precedente in Val di Fassa, non avevo ancora sbattuto abbastanza la testa sull'errore del primo piano, e non essendoci burroni in agguato mi sono piazzata in un punto che mi piaceva convinta che la Via Lattea sarebbe apparsa lì dietro a notte fatta. Nonostante avessi Sun Surveyor, l'app che ti dice dove sarà la Via Lattea all'ora che vuoi e in live view addirittura, mi sono orientata, male, con i punti cardinali. Vedevo tutti gli altri fotografi che andavano via da dove stavo io dopo il tramonto e non capivo. Mi ero piazzata con il mio cavalletto e sono stata immobile per circa un'ora, quando il freddo mi ha costretto a mandare al diavolo i miei piani.

Erano ormai le 22 e decido di uscire dalla macchina per fotografare finalmente il cielo, punto la reflex, imposto e... la Via Lattea non c'era. Avevo sbagliato a pianificare! Con l'app alla fine l'ho ritrovata, dalla parte opposta (!) e ho scattato i miei soliti 10 fotogrammi per lo stacking (in previsione di quando, in un futuro, avrei forse potuto farlo). A casa, con un fotogramma singolo, mi sono resa conto di essere stata fortunata più che brava. Avevo scattato quando ancora si stava facendo buio, sempre a iso 800, quindi il cielo non era completamente buio: ho potuto tirare fuori più dettagli di quanto potessi immaginare (e di quanto mi meritassi) e le foto non erano eccessivamente nere. Avevo commesso lo stesso errore dell'estate precedente, per cui avrei buttato di nuovo tutto. E il bello è che me ne sono accorta la sera stessa, mentre tornavo a casa. La Via Lattea che ne è risultata, con le mie scarse doti di post-produttrice, è risultata deboluccia ma carina, forse un po' sgranata per il rumore digitale:
Il file modificato nel 2018
A sinistra il raw (file grezzo) e a destra il file processato nel 2018

Non ho buttato nel cestino questa Via Lattea perché sono riuscita a unirla con il primo piano che avevo realizzato qualche ora prima in maniera molto armoniosa, creando una foto che è ancora tra le più belle che io abbia mai realizzato, augurandomi di crescere ancora e ancora. Nonostante sia un collage (la via Lattea infatti non la vedrete mai dal vivo da quella parte della piana di Castelluccio) è ben armonizzata. Tenendo conto che la maggior parte se non tutte le fotografie notturne con cieli stellati sono doppie esposizioni o collage posso ritenermi soddisfatta anche di un risultato un po' fake.


6. LO STACKING MEDIANO E LA SCOMPARSA DEL RUMORE
Pur non avendolo cercato, rassegnata ormai al mio destino di post-produttrice priva di Photoshop CC, riesco a farmi installare per caso il programma nella primavera del 2019. La prima cosa che ho provato a fare quel pomeriggio stesso è stata lo stacking mediano sulle mie foto della Via Lattea. Ho ringraziato la me previdente degli anni passati per aver comunque fatto diversi scatti dello stesso cielo pur non sapendo se avrei mai potuto processarli. La prima foto che ho cercato di sviluppare è stata quella di Cima 12, Pozza di Fassa. E' incredibile quanti dettagli in più sono riuscita a tirare fuori con un diverso metodo di post-produzione del cielo, dopo che il rumore digitale era praticamente sparito! L'unico difetto è che non sono riuscita a eliminare per il momento la distorsione dell'obiettivo e ad allineare perfettamente le stelle sui lati da fotogramma a fotogramma, per cui ai bordi hanno una piccola scia, che ho cercato di nascondere con una eccessiva vignettatura.

Il risultato finale dopo aver applicato stacking a cielo e terra: lo adoro! Vignettatura a parte...

File grezzo (2017) e risultato finale dopo stacking e post-produzione (2019)
File processato nel 2017 e file processato con stacking mediano nel 2019
Proprio quando il governo ha deciso di metterci tutti in quarantena io sarei dovuta andare a Campotosto per una notturna dopo quasi due anni senza fotografare le stelle. Non potendo andare, mi è venuto in mente di applicare le mie nuove conoscenze di post-produzione anche alla Via Lattea del 2018 di Castelluccio, e ne è uscito qualcosa di completamente diverso da due anni fa! Un risultato molto più ricco e contrastato, quasi in linea con le tendenze odierne della fotografia notturna.

Il risultato finale dopo lo stacking e la post-produzione del 2020
File grezzo (2018) e file dopo stacking e post-produzione (2020)
File processato nel 2018 e file processato con stacking mediano nel 2020
















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