Cronaca di una serata a Castelluccio
Castelluccio di Norcia e la sua piana sono per me luoghi del
cuore. Famoso in Italia e nel mondo per la sua fioritura di papaveri e
fiordalisi, questo posto attira da una parte curiosi desiderosi di farsi una
foto ricordo in mezzo ai fiori o un selfie con i papaveri per i social,
dall’altra fotografi improvvisati e professionisti, che sfruttano il colpo
d’occhio creato dall’alternarsi dei campi colorati per i loro scatti. Complice
la breve distanza da casa, sono stata a Castelluccio in tutte le stagioni e con
tutte le temperature, scattando e scoprendo ogni volta paesaggi nuovi e
fioriture spontanee incredibili, degne di nota forse più della blasonata
fioritura estiva. Soltanto una cosa non avevo ancora fatto: non ero mai
riuscita ad essere lì all’alba o al tramonto. Stufa delle solite foto della
fioritura, a mio avviso tutte uguali e senza originalità, pensavo che in
termini fotografici questo luogo fosse stato spremuto fino all’osso, rendendo
ardua l’impresa a qualsiasi fotografo di poter scattare una fotografia diversa
dalla massa di scatti prodotti apposta per essere postati sui social. Ma ogni
volta che metto piede a Castelluccio, complice forse una magia che avvolge
questi posti magnifici e che si impossessa di me appena i miei piedi toccano
quel suolo, devo ricredermi: si può sempre fotografare qualcosa di nuovo,
lasciandosi ispirare di volta in volta dalla natura e dal proprio occhio
fotografico.
Il 9 luglio
2018 io e mia madre, fidata compagna di viaggio, decidiamo di partire verso le
17 alla volta della piana, pensando di ripartire per le 20 una volta finito il
tramonto. Passata Forca di Presta il panorama che si apre davanti ai nostri
occhi è mozzafiato: la luce dorata del sole accarezzava e accentuava la
morbidezza delle colline creando contrasti incredibili di luci e ombre, e nelle
vallate pianeggianti il rosso dei papaveri era reso ancora più vivo dalla luce
radente che filtrava attraverso i loro petali. Sono sempre stata convinta di
una cosa: la luce del tramonto esalta i colori perché è capace di passare attraverso
le cose, rendendole quasi brillanti di luce propria. Ancora prima di arrivare
alla piana ci fermiamo a fotografare quel panorama pazzesco. La prima foto che
ho scattato penso sia quella che nella mia storia di aspirante fotografa abbia
raccolto più consensi e condivisioni dal pubblico dei social.
Sembrava di
essere di fronte ad un fiume di petali rossi che scorre tranquillo nella sua
vallata. 172 e 221 likes in due gruppi, 21 commenti, 14 condivisioni, tra cui
sulla pagina face book di The Umbria Experience; su Instagram 71 likes (per me
è record!) e due repost che mi hanno garantito molti nuovi followers e in
totale 789 likes. Nello stesso posto ho scattato una panoramica con il
grandangolo (mentre la foto precedente è stata fatta con il 50 mm), unendo in
post produzione 5 scatti, che però non ha lo stesso impatto emotivo.
Scendiamo in
fretta e furia sulla piana per non perdere gli ultimi minuti della golden hour;
avevo in mente una fotografia con un campo di papaveri controluce e i raggi del
sole in evidenza, ma non sono riuscita a trovare un campo nella posizione
giusta. Appena giunte sulla piana ci inoltriamo in un tratturo percorribile,
che mi ispira qualche ulteriore fotografia. Tra le tante ne ho scelta una in
particolare, con la prospettiva migliore della strada
Sul percorso
che divideva due campi, uno di cereali e uno di lenticchie pieno di papaveri,
scatto molte foto alle colline dorate, da cui ricaverò poi un photomerge che
non mi fa proprio impazzire;
Molto migliore
invece la foto grandemente prospettica scattata in direzione sud, rivolta
esattamente verso la linea di divisione dei due appezzamenti, che creavano,
oltre che una bella prospettiva, anche un buon contrasto di colori
Tornando
sulla strada principale scatto un’altra quindicina di foto sulla stessa linea
delle precedenti, fiori in primo piano e montagne baciate dal sole sullo
sfondo. Il cielo era straordinariamente privo di nuvole e foschia. Per la post
produzione ne ho scelte due che mi hanno colpito.
Ma la vera
pazzia doveva ancora arrivare. Dal momento che erano ormai le 20, stavamo
ancora lì e nel cielo non c’era neanche una nuvola, propongo: perché non
rimaniamo a vedere le stelle? L’intento in realtà era un altro, e non sapevo ci
sarebbero volute almeno 3 ore. Volevo realizzare un sogno recondito:
fotografare la via lattea e creare una doppia esposizione con un campo fiorito
in primo piano. Mia madre acconsente un po’ dubbiosa, controllo l’ora dell’alba
lunare e scopro che le condizioni sono più che perfette: la luna sorge alle due
inoltrate. Cerco di mettere in pratica gli insegnamenti della mia guru Giovanna
Griffo per realizzare una doppia esposizione decente e mi piazzo verso le otto
e mezza a scattare il mio primo piano durante l’ora blu, in direzione sud-est,
convinta di rimanere lì fino al buio completo per mantenere l’inquadratura.
![]() |
Lo scatto per il primo piano realizzato all'ora blu |
La
temperatura scende gradualmente fino a toccare i 15 gradi… che fare? Per il
freddo alla fine abbandono la mia postazione e mi rifugio in macchina, cedendo
all’idea del fotomontaggio: avrei scattato il cielo a parte e avrei composto la
fotografia con primo e secondo piano in maniera artificiale. Nulla ancora era
perso per fortuna! Raggiunte le 22.30 esco dalla macchina e cerco la Via Lattea
nella direzione in cui avevo scattato il primo piano, convinta che fosse lì
perché quando l’avevo ammirata a dicembre di qualche anno prima si trovava in
quella direzione. Poi realizzo che effettivamente siamo a luglio e la Terra si
muove… scatto a caso verso sud-ovest ed eccola lì… avevo sbagliato i miei
calcoli! Dopo essermi piazzata commetto purtroppo un secondo errore serio:
convinta di realizzare uno stacking mediano, dal momento che finalmente ho
scoperto come si fa e ho il programma giusto, scatto 10 volte la stessa
immagine con questi parametri, dopo aver applicato la regola del 300: ISO 800
(per fortuna erano sufficienti!), F 2.8, 15 sec, messa a fuoco su infinito.
Gli scatti
dall’istogramma sembrano buoni, non c’è niente di bruciato e i pixel contengono
le informazioni che volevo, quindi impacchetto tutto e torno a casa, dove mi
accorgo che stava ancora facendo buio mentre scattavo, perciò le foto avevano
tutte un diverso colore del cielo.. addio stacking. Per fortuna non ho superato
gli 800 iso, perché non avendo una full-frame avrei ottenuto un rumore infinito
che non avrei potuto mascherare bene in post. Vi lascio con il risultato finale
della composizione tra cielo e primo piano, che conoscendo la storia dello
scatto potrebbe sembrare un po’ artificioso, ma ricordate: nessuna foto che
vedete con il primo piano ben visibile e lo sfondo della via lattea è risultato
dell’elaborazione di una sola fotografia; anche nel caso in cui si tratti di un
unico scatto con il primo piano illuminato da luce artificiale, perciò non
scattato durante l’ora blu o addirittura di giorno, il cielo e la terra vengono
divisi e lavorati separatamente, per poi essere di nuovo fusi, a volte con una
resa spettacolare a volte meno!
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