La mia avventura come cactofila
La mia avventura nel mondo cactofilo, ovvero degli amanti
delle piante grasse, inizia nel lontano 2007, undici anni fa. Ricordo che
quell’estate mio fratello, essendo l’unico figlio maschio con tre sorelle
femmine e non condividendo le nostre attività femminili, si annoiava a morte, e
per questo mio padre ebbe l’idea di comprargli alcune piante grasse in un
vivaio, perché imparasse a coltivarle. All’inizio non ne rimasi subito
attratta. Vedevo che di anno in anno mio fratello andava a controllarle spesso
quando poteva liberarsi dagli impegni scolastici, e che queste piantine
sopravvivevano e crescevano. La scintilla scoccò quando una di queste piantine,
in maniera del tutto inaspettata decise di fiorire: non fu certo una fioritura
di quelle eclatanti, di cui non conoscevo allora l’esistenza, ma mi lasciò
sbalordita perché non sapevo che le piante grasse facessero i fiori. La
bellezza di questa piantina, che poi scoprii chiamarsi Mammillaria polythele v. inermis, scavò in me come un fiume
sotterraneo per tutto l’anno scolastico successivo (2009/2010), e ricordo che
durante lo studio matto e disperato per l’esame di maturità non facevo altro
che pensare a quando sarebbe tutto finito e avrei potuto dedicarmi alla mia
nuova passione.
I fiorellini della Mammillaria polythele v. inermis |
Nel frattempo, i miei ci avevano regalato un libro di quelli
base per conoscere le varie specie e le loro esigenze di coltivazione. Quell’anno,
per caso, andai alla mia prima mostra mercato, Cactus al mare a Grottammare, e comprai insieme a mio fratello
alcune piantine per ampliare la nostra collezione. A settembre, tra le vecchie
piantine del 2007, le nuove piante della mostra-mercato e alcune talee che
avevamo scambiato con una nostra amica di famiglia, arrivavamo già a più di 30
piante, che sistemammo in grossi vasi con terra da giardino, come per creare
delle composizioni.
Sempre nell’estate 2010 tentai la mia prima semina, con le
istruzioni che trovai sul libro che ci avevano regalato; neanche a dirlo, fu un
incredibile disastro, e nonostante mi portai le piantine in vacanza in
montagna, non riuscii nemmeno a fargli spuntare le spine! Ma di questo potremo
discutere più in là. Alla collezione si aggiunsero presto altre piante che
comprammo come centrotavola per la cresima di mio fratello, e altre che mi
prese mia madre al mercatino che si tiene ogni mese nella mia città, dove non
manca mai una bancarella di piante grasse. La mia prima visita in vivaio mi
creò un’adrenalina tale da aumentare la mia voglia di piante sempre di più:
avevo comprato dei vasi di coccio molto carini on line, della terra “adatta”
per il rinvaso e perfino un set di piccole piante da portare a Roma
all’università, che sistemai dentro la mia prima serretta.
Le mie piante nel marzo del 2011 |
Negli anni eravamo anche riusciti ad allestire un piccolo
giardino roccioso. Le piante però tra la terra troppo argillosa e la crescita
del cespuglio di mirto che sovrastava il giardino, che toglieva la luce e
aggiungeva umidità, piano piano morirono quasi tutte, tranne un paio che
riuscimmo a salvare e che sono ancora vive ma un po’ traumatizzate
dall’esperienza.
L’inverno si sa, è il periodo più duro per chi coltiva
cactacee e succulente; quell’anno mi ero attrezzata con ben tre serrette, in
cui sistemai tutte le piante rinvasate in vasi singoli di coccio e con
terriccio pronto per piante grasse. La mia prima batosta la ebbi quando il
vento me le rovesciò tutte e tre con le piante dentro; alcune le persi, altre
morirono per infezioni. Da lì imparai che le serre andavano fissate al muro! E
nonostante questo, mi successe altre due volte.
Il vero salto di qualità lo feci quando scoprii i blog e
forum on-line. Seguii per primo il blog Stranepiante Succulente, poi passai al forum
Cactofili, di cui mi lessi tutte le discussioni e alla fine mi iscrissi insieme
a mio fratello con il nick “simo&kigi”. Iniziai perciò a comprare vasi neri
di plastica quadrati, a procurarmi il lapillo e la pomice e a creare i terricci
da sola in base all’esigenza della pianta, e a incanalare tutti i dati sulle
mie piante, che nel frattempo avevo imparato ad identificare molto bene, in un
database excel. L’estate successiva, dopo altre due mostre-mercato e un intenso
periodo di rinvasi, la situazione della nostra collezione era questa:
Le mie piante l'estate del 2011 |
Il 2011 fu anche l’anno in cui vidi per la prima volta dal
vivo quei fiori enormi e coloratissimi che avevo visto su internet e che avevo
tanto cercato. Ricordo bene l’emozione nel vedere per la prima volta un fiore
di Chamaecereus silvestri, e la
sveglia all’alba per controllare la fioritura del mio primo Echinopsis ibrido. In quel maggio
iniziai a capire quali sarebbero stati i generi che avrei preferito in futuro,
e a cui ho deciso che da ora in poi dedicherò la mia attività di coltivatrice.
Il mio primo Echinopsis ibrido |
Tra mostre, visite a vivai specializzati e gite fuori porta
(sono arrivata fino a Trento addirittura per una mostra!) la “nostra” (ormai
solo mia) collezione di piante cresceva sempre di più, fino a raggiungere i 450
esemplari. Certo molte piante durante l’inverno non ce la facevano, ma venivano
immediatamente rimpiazzate. La mia sete di piante non aveva più limiti, fino a
che, nel 2014, dovetti assentarmi da casa per quasi tre mesi, proprio in estate, per la mia laurea triennale. Gli impegni universitari aumentavano sempre di
più, e le difficoltà personali legate allo stress e ai viaggi frequenti tra
Ascoli, Roma e San Benedetto, mi portarono a trascurare la collezione e a perdere un sacco di esemplari fino a ridursi, ad oggi, di circa 100
piante. Soltanto nel 2015 ebbi un’ottima stagione vegetativa e riuscii a tenere
monitorate le fioriture tanto da ottenere molti semi di ibridi di Chamaecereus, che nelle mani esperte
della mia amica Serenella sono germinati e hanno addirittura fiorito.
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Chamaecereus ibrido 342-S3, semi ottenuti da una mia impollinazione |
Ad oggi la mia collezione di cactacee e succulente conta
circa 350 esemplari. Sto lavorando insieme a mio padre per ripristinare la
vecchia serra che fece costruire nel ’97, così da far fare un salto di qualità
al mio metodo di coltivazione. Ad oggi le mie scarse finanze e l’attenuarsi
della compulsione al comprare (che si è
indirizzata verso altri ambiti, come le
orchidee) fanno sì che io compri molto meno, massimo una ventina di piante
all’anno. L’esperienza maturata in questi anni mi ha portato a capire verso
quali generi voglio indirizzare il mio futuro di coltivatrice, e a capire quali
sono le piante che ricomprerei e quali invece con il mio metodo di coltivazione
sono ingestibili. In questi 10 anni ho conosciuto delle persone fantastiche che
condividono con me la stessa passione, con cui scambio spesso talee, semi,
piantine, fotografie e consigli. La mia attività su forum Cactofili si è molto
ridotta, ma ogni tanto entro a dare un’occhiata e a dare qualche consiglio o a
identificare qualche pianta ai neofiti. Oramai posso considerarmi, per i generi
che prediligo, un’esperta in questo campo. Conosco i vari generi e le varie
specie, le loro esigenze base, la moltiplicazione per seme o per talea,
l’innesto, i terricci, i fertilizzanti, i trattamenti insetticidi sia chimici
che biologici, l’impatto che hanno sulla coltivazione il materiale, la forma e
la grandezza dei vasi, e conosco bene il mio clima. In questa stagione vegetativa,
dal momento che sono abbastanza libera di farlo, voglio dare il meglio e
continuare a crescere ancora in questa mia grande passione per il mondo
cactofilo.
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