Chamaecereus che passione!

Chamaecereus! Che cosa significa questa strana parola? Semplice, è il nome di una pianta, precisamente di un cactus. Me lo avrete sicuramente sentito nominare spesso sulla pagina Facebook, perché tra le tante piante che ho colleziono ibridi di questo genere da parecchi anni. Vi avevo parlato da tempo di un articolo che volevo scrivere a proposito di questa collezione, ed eccoci qua! 

Andando per ordine, cminciamo a parlare della pianta che ha dato origine a tutti gli ibridi, il Chamaecereus silvestrii!

Una parte della mia collezione di Chamaecereus nel 2017

Chamaecereus silvestrii

Il Chamaecereus silvestrii è una cactacea originaria dell'Argentina. Pare che il nome Chamaecereus silvestrii [(Spegazzini) Britton & Rose 1922] sia stato sostituito ormai universalmente con Echinopsis chamaecereus (Friedrich & Glaetzle 1983); so che non è scientificamente corretto, ma io continuo a chiamarli Chamaecereus, come anche gran parte dei collezionisti. In fondo, penso che sia diverso collezionare ibridi di Echinopsis e ibridi di Echinopsis chamaecereus. 

La pianta si presenta con fusti di lunghezza variabile, di forma allungata, che formano dei cespi anche molto ampi. In generale, ogni fusto non supera i 10-15 cm, ma ci sono delle eccezioni. Il colore della pianta è verde chiaro, ma esposta al sole di solito diventa di un rosso violaceo. I fiori sono medio-piccoli, ma grandi rispetto alle dimensioni dei fusti, di colore rosso-arancio o rosso intenso. I frutti sono delle piccole bacche rossastre, che si aprono da soli una volta maturi, lasciando cadere i semi. Se ben coltivata, (deve sentire freddo in inverno e deve prendere più luce possibile!) la pianta emetterà i primi boccioli verso Aprile per poi fiorire a fine Maggio / inizio Giugno.

E' una pianta di facilissima coltivazione: crescendo in montagna resiste al gelo, se tenuta asciutta, e può essere lasciata tutto l'anno all'aperto; cambierà soltanto colore, ma in primavera con le prime annaffiature tornerà verde. Come tutte le cactacee ha bisogno di un terreno poroso, arricchito con molto inerte vulcanico (pomice e/o lapillo). Si coltiva in generale come la maggior parte delle piante grasse; potete trovare le mie indicazioni sulla coltivazione qui. L'esposizione è variabile: sapevo che la pianta diventa più bella se tenuta a mezz'ombra, ma esposta al sole, soprattutto tutto l'anno, farà più fiori. Il rinvaso, come per tutte le cactacee, consiglio di farlo in inverno, quando la pianta è a riposo, in modo da essere subito pronta nel nuovo vaso quando riprenderà la crescita. La riproduzione avviene molto facilmente per talea: basterà staccare delicatamente un fustino, ruotandolo, farlo asciugare un paio di giorni e piantarlo in un nuovo vaso; potete mettere un sottovaso con sotto un dito d'acqua, che deve asciugare prestissimo (una o mezza giornata; se non si asciuga toglietela). Fate asciugare completamente il terriccio prima di ridare acqua. Dare acqua dal basso stimolerà la crescita delle radici del pollone, e avrete una nuova pianta. I Chamaecereus si possono anche seminare, con lo stesso metodo che si usa per tutte le piante grasse.

Il mio C. silvestrii in fiore

Pensavo che il C. silvestrii fosse considerata l'unica specie appartenente a questo genere; in realtà girando per il web ho notato che esiste un'altra specie di Chamaecereus, C. luisramirezii: è una pianta bellissima, con i fusti molto più sottili di C. silvestrii e i fiori più rossi e leggermente più grandi, ideale per la coltivazione in cestello sospeso ma piuttosto rara da reperire. Esistevano altre specie di Chamaecereus oltre queste due, oggi però incorporate nei generi Echinopsis e Lobivia. 

Gli ibridi di Chamaecereus

Esistono innumerevoli ibridi di Chamaecereus al giorno d'oggi, tra quelli registrati e venduti in tutto il mondo a quelli ottenuti ogni anno privatamente dai collezionisti o dai vivaisti e non ancora riprodotti su larga scala. I più famosi sono certamente quello a fiori bianchi (C. Alba o Westfield Alba), a fiori fucsia (C. Violet o CL Paulinae), a fiori gialli (C. Yellow Bird), a fiori gialli e rossi (C. Papagei o CL Arlequin), a fiori fucsia con la gola gialla (C. Rainbow) e rosa sfumati di giallo (C. Perla di Verona). E' da questi che è iniziata la mia collezione: in quel momento, circa 8/9 anni fa, si trovavano quasi solo questi in commercio al dettaglio, mentre oggi la scelta è sicuramente maggiore e ibridi allora introvabili, come i Lincoln, sono stati riprodotti su larga scala e si trovano anche in Italia.

C. silvestrii (a destra) con un ibrido a fiore rosso (CL Red Pearl)

Alcuni dei miei ibridi in una vecchia foto

Da sinistra: C. Perla di Verona, un ibrido a fiore rosso, C. Alba

Vi presenterò con calma i miei ibridi in altri articoli. Ma come sono stati ottenuti così tanti colori? Il genere Chamaecereus è compatibile per essere ibridato con Echinopsis e soprattutto Lobivia (tanto che è stato incluso nel genere Echinopsis). Proprio l'interazione con i colori brillanti delle varie specie di Lobivia ha dato origine a miriadi di ibridi di Chamaecereus e di Echinopsis, a loro volta incrociati tra loro per ottenere risultati a volte strabilianti. Gli ibridi di Chamaecereus, a volte indicati anche come Chamaecereus hybrid (CH) Chamaelobivia (CL) o Chamaenopsis, più raramente, sono abbastanza riconoscibili dalla specie C. silvestrii, perché i loro fusti sono solitamente più grossi e compatti, come vi mostro nelle immagini sottostanti. Alcuni sono talmente grossi da essere confusi con le Lobivia e pollonano a fatica.

Fusto di C. silvestrii

Fusto di Chamaelobivia Red Pearl

Pianta di Chamaecereus Leuchtfeuer

La mia collezione

Da dove iniziare per raccontarvi la mia collezione? Il mio primo acquisto di Chamaecereus fu uno sbaglio... non nel senso che non avrei dovuto comprarlo, intendiamoci! Nel senso che ne comprai uno convinta che si trattasse di un'altra pianta. Nell'autunno del 2010 in un garden notai questo vasetto piccolissimo con dentro una piantina compatta, con i fusti cicciotti. Dalle reminiscenze del mio libro doveva essere un Echinocereus. L'ho tenuta tutto l'inverno all'ombra, e lei comunque a primavera mi ha fatto un fiore... sono stata un misto tra il sorpresa e il delusa quando ho capito che non si trattava di un Echinocereus, ma di un'altra pianta... e il fiore era anche deforme. Questo è stato il mio primo incontro con i Chamaecereus! Mi sono accorta, informandomi, che si trattava di un Chamaecereus Violet, un ibrido dai fiori violetti.. e da lì è cominciata la mia avventura.

C. Violet, il mio primo Chamaecereus!

Il povero "numero 1" se ne è andato per marciume a causa di un errore di coltivazione. Ma ha contribuito a insinuare in me una curiosità verso questo genere bellissimo. L'anno successivo a una mostra ero già preparatissima: ho notato un C. silvestrii in fiore e mi sono emozionata, non lo scorderò mai, era così perfetto! Ho iniziato da lì a comprare; con il tempo molti ne sono arrivati e molti se ne sono andati... ma è praticamente l'unico genere che continuo a comprare. 

Alcuni dei miei Chamaecereus in fiore nel 2015


Alcuni Chamaecereus in fiore nel 2015


La mia collezione in serra nel 2020

La mia collezione in fiore nel 2020

La mia collezione si è arricchita con gli anni anche grazie all'amicizia con alcune persone che ho conosciuto nei gruppi Facebook o sui forum. La facilità con cui si possono riprodurre queste piante per talea permette di scambiare polloni con altre persone come fossero figurine!!

Alcuni polloni scambiati e appena piantati!

Note sull'impollinazione

Come coltivatrice e collezionista di Chamaecereus ibridi non mi limito a fotografarne e documentarne le fioriture, ma mi occupo anche di creare i miei personali ibridi. Come si fa? Come faceva Mendel con i piselli. Ogni fiore è dotato di stami, che postano il polline, e un pistillo, l'organo che se fecondato genera il frutto (detta in parole povere). 

Particolare di un fiore di cactus, con il pistillo, più alto al centro, e gli stami con il polline tutto intorno

Per incrociare due cactus, che siano compatibili ovviamente, basta prelevare il polline da un fiore e posizionarlo sul pistillo di un altro fiore. La pianta che fornisce il polline è il "padre", quella su cui viene posizionato il polline è la "madre" e se l'impollinazione ha successo viene fecondata e produce il frutto, i cui semi porteranno i geni delle due piante genitori. Proprio come osservò Mendel, a volte tra le piante "figlie" i fiori hanno lo stesso colore della madre o del padre, ma a volte si mescolano nei modi più disparati; le piante con fiori dello stesso colore dei genitori portano comunque nel dna i colori di entrambi, per cui possono essere a loro volta riutilizzate come genitori. Con i vari tentativi si conosce bene la propria collezione, individuando le piante che non riescono a produrre semi, quelle che non producono polline, quelle con colori dominanti e recessivi, e si gioca. 

Una volta pronti i semi, il frutto si apre da solo e quello è il segnale che deve essere raccolto; personalmente, estraggo tutta la polpa con i semi e la spalmo su un foglietto dove scrivo i nomi dei genitori, quando si è seccata recupero i semi e li metto in una bustina di carta, su cui scrivo nuovamente i nomi dei genitori: "pianta madre x pianta padre". Conservo i semi in un luogo asciutto a temperatura ambiente e in primavera, quando le giornate sono più lunghe e le temperature in serra sono miti, li semino!

Le bustine per raccogliere i semi, in questo caso di Echinocereus

Ho già ottenuto dei fiori da piante che ho incrociato, un po' deludenti, ma che mostrano bene come funziona la genetica: alcuni somigliavano molto ai genitori, altri hanno tirato fuori caratteri totalmente estranei ai genitori, ma che erano nel loro albero genealogico, che io non conoscevo. Concludo questo post con alcuni dei miei ibridi che sono fioriti, seminati e coltivati dalla bravissima Serenella Alfonzi! Ma non finisce qui! Vi presenterò a breve la mia collezione!

(Le foto seguenti sono prese dalla bellissima pagina Facebook di Serenella, Echinopsis che passione)








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