Il vademecum del cactofilo: come coltivare una pianta grassa


Ogni hobby, coltivato in maniera seria, richiede molto impegno in tempo, fatica e, ahimé, denaro. Anche collezionare piante richiede uno sforzo serio, soprattutto perché si tratta di esseri viventi che hanno continue esigenze, tutte diverse, si ammalano e hanno bisogno di cure continue per crescere e completare il loro ciclo vitale annuo. Le piante grasse sono tra quelle che richiedono meno attenzioni, ideali per le persone piene di impegni: una volta esaudite le loro esigenze primarie si può lasciarle stare anche per anni senza toccarle, persino senza innaffiarle! Avendo qualche centinaio di piante (non le conto più da anni) capita di dimenticarne alcune in qualche angolo, in attesa di rinvasarle e disinfestarle da eventuali parassiti: alcune davvero sopravvivono da due o tre anni senza che io dia loro acqua!
Questo astrophytum, comprato nel 2007, ha vissuto 2 anni in una tazza senza prendere acqua
Ho pensato, dato che tutti in casa abbiamo una pianta grassa, di raccontarvi come le curo e come le ho curate negli anni. In questo post parliamo di coltivazione all’aperto però, non in casa: la coltivazione in casa per le piante grasse è infatti sconsigliatissima, sia perché hanno bisogno di tantissima luce, sia perché in inverno, diminuendo drasticamente le ore di luce diurna, hanno bisogno di freddo per entrare a riposo. Esistono comunque delle piante grasse che possono essere tenute in casa senza troppi problemi, sempre con qualche piccolo accorgimento, ne parleremo in un altro post! Seguiamo quindi il ritmo delle stagioni per raccontare come tengo, e secondo me andrebbero tenute, le piante grasse durante tutto l’anno! Vi parlerò di come le tenevo in giardino (o anche in balcone) fino a due anni fa, e di come le tengo in serra negli ultimi tempi!

PRIMAVERA
Durante il riposo invernale, già dopo il solstizio di inverno, le piante cominciano a sentire, sebbene faccia ancora freddo, che le giornate si allungano. Alcune specie in questo periodo mettono i boccioli, ma è importante, se le temperature notturne sono ancora sotto i 14-15 gradi, non innaffiarle: si possono spruzzare sulla parte verde la mattina, se fa abbastanza caldo perché si asciughino entro sera. È essenziale non lasciarle bagnate per più di un giorno, perché col freddo non si asciugheranno e marciranno.

Coltivazione all’aperto:
Quando le temperature raggiungono le medie primaverili, generalmente ad aprile, sposto le piante dalla loro location invernale togliendo i teli di plastica dagli scaffali o serrette economiche, le trasferisco nelle cassette (quelle per la verdura) e le espongo al sole con dei teli ombreggianti per non farle scottare. Infatti, in inverno essendo riparate sotto una veranda, sono per mesi esposte all’ombra e non sono più abituate al sole. Come esposizione scelgo quella a ovest o a est (dove il sole sorge o tramonta) perché i raggi sono meno intensi. Col passare delle settimane cambio gli ombreggianti passando da quelli più schermanti a quelli più leggeri (uso le comuni zanzariere o i teli  per coprire le recinzioni), fino a che le piante dopo l’ombreggiante più leggero sono pronte per essere esposte al sole diretto.

Le piante esposte a ovest senza più ombreggianti
A questo punto sposto le piante a sud, dove prendono sole tutto il giorno (per precauzione un ombreggiante lo lascio perché ultimamente ci sono giornate davvero calde anche in primavera). Naturalmente se si coltiva in balcone tutto questo non si può fare: l’unico accorgimento che prendo, se il balcone riceve sole (altrimenti non è adatto per la coltivazione di queste piante), è quello di aprire il telo di plastica delle serrette di giorno, altrimenti l’effetto serra lesserà letteralmente le piante come in un forno, e toglierlo definitivamente quando le minime notturne saranno sopra i 10 gradi (rimettendolo solo per coprire dalla pioggia).

La serretta in balcone con ombreggiante al 90% sul tetto
Verso metà aprile ricomincio a bagnare, ogni 15 giorni ovviamente quando non piove, sempre controllando che dopo il giorno di bagnatura seguano almeno tre o quattro giorni di sole, altrimenti le piante non si asciugheranno e potranno marcire. Per lo stesso motivo controllo l’umidità dell’aria, per bagnare in giorni molto asciutti (meteo.it è utilissimo per chi coltiva!). Alcune persone lasciano prendere la pioggia alle piante: tuttavia, siccome non piove ogni 15 giorni ma può anche piovere per settimane di fila come quest’anno, preferisco gestire le bagnature da sola, e coprire le piante con un telo di plastica quando so che pioverà. Ricordate: se siete indecisi se bagnare o meno, non bagnate!
Quando le temperature permettono di bagnare, posso anche cominciare a dare antiparassitari quando ce ne sia bisogno. Le piante all’aperto hanno molte più possibilità di prendere parassiti, per cui procedo almeno una volta l’anno a dare un anti-cocciniglia bagnando le radici per immersione (per non disperdere veleni inquinanti nell’ambiente) e un prodotto contro il ragnetto rosso con lo spruzzino.

Coltivazione in serra:
La serra in primavera risparmia molta fatica. Le piante non vanno spostate e non vanno abituate al sole; inoltre, non è necessario coprirle per la pioggia e si possono gestire le innaffiature con facilità. Si deve soltanto tenere conto che i ritmi sono accelerati di circa un mese, perché all’interno farà più caldo che all’esterno: quindi già a marzo se in serra si superano i 25 gradi diurni è buono bagnare, sempre con parsimonia. Vale la stessa regola: se si è indecisi sul dare o meno acqua non si bagna; si deve contare di avere almeno tre giorni di sole successivi per fare bene asciugare; si deve garantire areazione all’interno con ventilatori o le finestre aperte a wasisdas per non creare umidità eccessiva che non fa asciugare il substrato. In serra le piante hanno meno probabilità di prendere parassiti, ma se dovesse entrare anche solo un uovo è molto più difficile sbarazzarsene: per questo prima di far entrare qualsiasi pianta nuova in serra faccio un periodo di quarantena in cui rinvaso e do almeno due trattamenti contro la cocciniglia (nel caso ci siano uova) e, in caso di piante colpite, anche contro il ragnetto. Questo procedimento vale per piante comprate durante tutto l’anno, trattate solo quando si può innaffiare e non immesse in serra se non dopo il trattamento.

ESTATE

Coltivazione all’aperto:
In estate, come ho già specificato, nei mesi più caldi se le piante sono esposte a l sole del mezzogiorno lascio un ombreggiante leggero per non farle scottare. Se fa particolarmente caldo (oltre i 30 gradi diurni) riduco le annaffiature ogni sette giorni: ATTENZIONE! Si tratta di un lasso di tempo minimo che mi do per comodità per non segnare le innaffiature sul calendario (tipo innaffio ogni domenica). Se durante la settimana dovesse piovere posso aspettare la domenica successiva o, in caso di piogge prolungate, anche lasciare asciutto per tre settimane o addirittura un mese. NON SI TRATTA DI UNA LEGGE: io mi trovo comoda così perché mi ricordo con facilità che il giorno di annaffiatura è la domenica. Ci sono persone che mettono lo stecchino nella terra e se esce asciutto innaffiano altrimenti no. Ricordare: è meglio non annaffiare per un mese che rispettare alla lettera un calendario se le previsioni meteo non sono ottime! Insomma, ognuno ha il suo metodo e non esistono leggi ma solo i piccoli accorgimenti che ho scritto nella sezione “primavera”.
In estate, una volta a luglio e una ad agosto, fornisco alle piante il concime: il concime che uso è Cifo per piante grasse, il migliore in commercio (e secondo me l’unico buono). Se guardate sull’etichetta c’è una sigla (NPK) seguita da tre numeri: il primo (la percentuale di azoto, N) deve essere molto più basso degli altri tre. Infatti l’azoto accelera la crescita della parte verde, che nelle piante grasse non deve essere eccessiva, altrimenti possono spaccarsi, nel migliore dei casi, ma nel peggiore in inverno potranno più facilmente essere preda di marciume. Gli altri due numeri devono essere più alti in proporzione, ad esempio, circa 1-2-3, o 2-4-6, o 6-12-18 ecc.. Il fosforo (P) e il potassio (K) sono elementi utilissimi per avere tanti fiori!

Coltivazione in serra:
In serra praticamente il procedimento è lo stesso, contando che le piante asciugano più in fretta perché fa più caldo. È necessario garantire un’ottima areazione lasciando le finestre aperte e anche la porta.

L’unico problema delle serre in estate è il caldo: se esposte al sole da tutti i lati infatti raggiungono anche i 45 gradi, e le piante entrano in estivazione, ovvero un riposo per difendersi dal caldo eccessivo, e non crescono più fino a che non cali la temperatura. Oltre che lasciare aperto tutto il possibile (alcuni addirittura smontano i pannelli laterali delle pareti lasciando solo il soffitto) si può procedere mettendo degli ombreggianti (anche totali) sui lati più esposti, come sud e ovest: ridurrà tantissimo la temperatura della serra. La mia ha la fortuna/sfortuna di avere i lati est e sud coperti naturalmente, perciò in estate lascio la porta e le finestre aperte più che altro per far asciugare. Quando si bagna è importante far si che il pavimento sia asciutto entro notte, perché il pavimento bagnato crea tantissima umidità. Bagnare perciò sempre quando il sole non è tramontato, per far asciugare bene (in mezz’ora è tutto asciutto se fa caldo e non c’è umidità ambientale). Per le concimazioni mi regolo allo stesso modo come sopra.

AUTUNNO

Coltivazione all’aperto:
In autunno bisogna preparare le piante al riposo invernale. Se si coltiva all’aperto, e anche in balcone, questo significa… altro trasloco.
Il tralsoco di ogni ottobre prima della serra
Le piante vanno riposte in maniera tale che non prendano pioggia e ristagni di questa: io consiglio le serrette che si vendono al brico, che hanno il telo di plastica che protegge dalla pioggia e dalle gelate. Ho avuto per tanti anni tre serrette a quattro ripiani, ormai inutilizzabili per la ruggine e per la plastica dei teli rotta ovunque. Verso ottobre, quando le minime sono già verso i 10 gradi, si smette di bagnare e le piante non devono prendere più acqua fino a primavera. Siate rigidi: anche se si raggrinziscono tanto da farvi pena, non bagnatele né spruzzatele; a primavera si rigonfieranno subito, sono fatte apposta. Quando smetto di bagnare, di solito a fine settembre, lascio bene asciugare il substrato e comincio a spostare le piante sotto la veranda, per evitare la pioggia, le sistemo nelle serrette e le copro con la plastica. Prendo due accorgimenti, che mi ha insegnato l’esperienza: lascio sempre una presa d’aria, generalmente sul fondo, perché se non circola aria le piante possono morire; per isolare dall’umidità posso usare come cassetta sul ripiano più basso una cassetta di polistirolo (di quelle per il pesce); fisso sempre le serre al muro, perché anche se pensate “tanto non c’è vento” il vento ci sarà, e troppe volte mi si sono rovesciate!
Una simpatica vigilia di Natale
A questo punto potete lasciare le piante così per mesi fino a marzo-aprile, non dovete fare nulla! Se coltivate in balcone tutto l’anno su scaffali non dovrete spostare nulla, basterà coprire le piante con i teli e prendere gli accorgimenti sopra citati.

Coltivazione in serra:
Anche in autunno la serra risparmia la fatica del trasloco. Basta innaffiare l’ultima volta in un giorno di sole, aspettare che si asciughino bene e una volta asciutte possono essere abbandonate a se stesse. Chiudo la porta della serra e lascio una finestra aperta a wasisdas per il ricambio d’aria. È importante non sigillare la serra del tutto, a meno che non si disponga di un ventilatore interno.

INVERNO

Sia all’aperto che in serra alle piante grasse non va fatto nulla. Se avete preso i giusti accorgimenti scritti sopra potete dimenticarvele per mesi fino a marzo. All’aperto bisogna controllare spesso che sia tutto ok, specialmente in condizioni meteo avverse come temporali o gelate, ad esempio che i teli non siano bucati ed entri acqua. In caso di gelata si può rafforzare la protezione con del tessuto non tessuto o della plastica per imballaggi. L’importante è, soprattutto nelle belle giornate, che se le piante prendono sole diretto aprite i teli di plastica, oppure vi si lesseranno letteralmente come in un forno. Tenendo le piante sotto una veranda nelle serrette ben legate al muro e all’ombra, io proprio me le dimentico. Da quando ho la serra ancora di più: posso anche passare due mesi senza controllarle. Di solito, controllo solo per togliere i cadaveri, che purtroppo vanno messi in conto. L’inverno è il mese ideale per rinvasare, perché le piante sono in dormienza: in particolare i mesi tra gennaio e marzo sono ottimi, perché le piante riprenderanno a crescere in primavera direttamente nel nuovo vaso, mentre se si rinvasa quando la pianta è già in crescita dopo il rinvaso questa si bloccherà per un po’ prima di riprendere e adattarsi alla nuova situazione. Ovviamente in casi di emergenza (piante appena comprate in terriccio non idoneo o inzuppato) si può rinvasare tutto l’anno. Per il rinvaso uso e consiglio caldamente vasi di plastica: ogni volta che compro una piantina, se il terreno non è infestato da parassiti metto il vaso da parte per riutilizzarlo. Anche quando una pianta muore per marciume o parassiti, disinfetto il vaso con abbondante alcool e lo riuso. Solo in casi rari lo butto (sempre nel contenitore della plastica per riciclarlo!). Nei vasi di cotto ho notato diversi difetti negli anni: sono più belli da vedere, ma costano di più, si rompono sempre se cadono, non sono riciclabili in alcun modo, essendo porosi le piante si asciugano subito e crescono in maniera stentata e quando bisogna rinvasare vanno rotti col martello perché le radici si attaccano alle pareti, essendo porose. Quando compro una pianta, la rinvaso sempre, a meno che non provenga da un vivaio specializzato in piante grasse: lavo via tutta la terra con l’acqua, faccio asciugare in un posto caldo e asciutto le radici e poi la rinvaso in un vaso di poco più grande del diametro della pianta per le piante sferiche, del diametro uguale alla metà dell’altezza per le colonnari. Come substrato è importante usare sabbia (non quella del mare!!!!) o inerti uniti alla terra in un rapporto di 2/3 inerti e 1/3 terra. Per alcune piante più delicate uso esclusivamente inerti, senza aggiungere terra. Come inerti utilizzo il lapillo e la pomice, che sono porosi, asciugano subito e fanno circolare aria tra le radici; sconsiglio la perlite perché è troppo leggera e le piante non si aggrappano al substrato con le radici, rimanendo instabili. Come terra utilizzo la torba per piante fiorite, togliendo i grumi; importante evitare i terricci che trattengono troppa acqua, ideati per risparmiare fatica a chi coltiva piante da fiore, che altrimenti anderbbero innaffiate tutti i giorni. Se si usa la terra di campo, evitare i terreni argillosi (quelli che in estate si spaccano con la siccità), ma utilizzare terreni drenanti. Ovviamente, tutto questo vale a grandi linee per la maggior parte della cactacee; per alcuni tipi di piante è necessario fornire più torba e meno inerte (come per le succulente e le  cactacee epifite). In ogni caso il terreno deve essere molto drenante e asciugare in fretta (pena marciumi).  Se si rinvasa in una stagione in cui si può dare acqua, aspettare almeno una settimana dal rinvaso prima di innaffiare, in modo tale che le ferite procurate alle radici spezzate nel rinvaso si siano cicatrizzate.
Un gruppo di Aloe e altre appena rinvasate nel 2011


Commenti

  1. Descrizione meticolosa e appropriata; mi propongo di fare alcune osservazioni dopo una lettura più attenta, sperando di trovare il tempo opportuno. Comunque complimenti.

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